martedì 1 aprile 2008

Ritrovare Montale

Montale è uno dei poeti che amo di più.
In realtà non è sempre stato così... Ho avuto bisogno di tempo e di attento ascolto per far mia anche solo una piccola parte del suo universo...
A volte l'ho considerato una vera e propria sfida: non era semplice accettare come inafferrabile la ragione che mi portava a quegli improvvisi e fulminei moti di immedesimazione nei suoi versi.... semplicemente perché, quella stessa ragione, pochi attimi dopo, mi portava mille miglia lontana da ciò che consideravo ormai certo, indiscutibile, meravigliosamente quotidiano...
Forse proprio l'ambivalenza che nasce in me dalla sua poesia e questo suo non riuscirmi mai scontato sono le caratteristiche che più ho amato e amo in lui...
Montale mi costringe ad una rielaborazione e ad un'accettazione critica cui solo gli incontri più importanti nella vita mi hanno finora costretta...
A volte è arduo coglierne il senso, ma quando riesco a farlo, il piacere che me ne deriva è assolutamente incomparabile a quello ottenuto tramite una conquista che sin da subito è sembrata tanto evidente e tanto ovvia da non lasciare spazio agli infiniti e meravigliosi (indubbiamente aspri, eppure così incredibilmente familiari) sentieri del dubbio...
D'altronde, le mie vittorie più belle sono sempre state quelle più duramente volute e sofferte...
Oggi ho avuto un'ulteriore prova di tutto questo.
Dopo lunghe settimane in cui avevo perso quell'indefinibile accordo che mi consentiva d'essere in sintonia con quelle parole, così tanto mie in passato, si è aperto un nuovo spiraglio di luce...
E quel tenue e delicato barlume mi ha riportata in un mondo denso di emozioni, in cui le parole accostate le une alle altre non sono più delle semplici lettere in endecasillabiche successioni di suoni, ma il sentiero tracciato verso quell'infinita dolcezza che è sempre bello riuscire a ritrovare, specialmente dopo che la si è considerata persa.
Riporto dunque i versi felicemente scoperti oggi...
Sono le strofe conclusive di "Voce giunta con le folaghe", una delle ultime liriche de La Bufera e altro:

...
- Ho pensato per te, ho ricordato
per tutti. Ora ritorni al cielo libero
che ti tramuta. Ancora questa rupe
ti tenta? Sì, la bàttima è la stessa
di sempre, il mare che ti univa ai miei
lidi da prima che io avessi l'ali,
non si dissolve. Io le rammento quelle
miei prode e pur son giunta con le folaghe
a distaccarti dalle tue. Memoria
non è peccato fin che giova. Dopo
è letargo di talpe, abiezione

che funghisce su sé... -
Il vento del giorno
confonde l'ombra viva e l'altra ancora
riluttante in un mezzo che respinge
le mie mani, e il respiro mi si rompe
nel punto dilatato, nella fossa
che circonda lo scatto del ricordo.
Così si svela prima di legarsi
a immagini, a parole, oscuro senso
reminiscente, il vuoto inabitato
che occupammo e che attende fin ch'é tempo
di colmarsi di noi, di ritrovarci...

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